Quanti di voi ricevono le noiosissime telefonate dei call center? Alzi la mano chi le subisce, in alcuni casi chiamano dalla mattina alla sera. Quella dei call center è una triste realtà e uno sfruttamento senza fine nel nostro paese, le lotte sindacali non bastano come accade ad un’azienda della provincia di Bari.
La legge nazionale prevede un contratto con un pagamento minimo di 6,51€ all’ora. La FlipCall di Bitritto, appartenente ad una grande multinazionale, ha deciso di introdurre le cosiddette ‘ore produttive’, vengono considerate la durata delle conversazioni telefoniche, la compilazione dei moduli post chiamata e pausa. «C’è anche una percentuale sul parlato, per questo cerchiamo di tenere le persone al telefono e parliamo molto, questo è un meccanismo illegale».
La denuncia arriva dai sindacati della Slc-Cgil sull’azienda, di cui vanta i maggiori operatori di telefonia, gas e luce tra i clienti, nel caso di silenzi prolungati il salario viene diminuisce, scendendo anche sotto il minimo salariale. Lo affermano anche 2 donne lavoratrici del call center assunte da poco, una 50enne e l’altra poco più che maggiorenne: C’è chi ha fatto questo lavoro per due-tre euro all’ora in garage e scantinati, qui si sta benissimo e veniamo anche pagati puntualmente. Da febbraio, però, c’è questa nuova situazione».
Altre testimonianze da altri 2 lavoratori: «Prima guadagnavamo circa cinque euro all’ora, a prescindere da come erano impiegati i 60 minuti. Ora dobbiamo garantire di parlare con i clienti almeno il 60-70 per cento dell’ora, altrimenti ci tolgono una parte dello stipendio. Ed è per questo che tanti colleghi cercano a ogni costo di rimanere al telefono con gli utenti, anche senza averne necessità».
Nelle altre aziende la situazione è peggiore, lo afferma: Rocco Rossini, coordinatore regionale Slc: «C’è chi addirittura viene cronometrato e pagato in base ai secondi secchi di conversazione, ormai siamo allo sfruttamento selvaggio».