Una foto satellitare del 2011 sulle mappe di google scagionerebbe Massimo Bosetti, il carpentiere di Mapello accusato dell’omicidio dell’allora 13enne Yara Gambirasio.
La foto risale al 24 gennaio 2010, ritrae la zona di campo di Chignolo d’Isola dove successivamente, il 26 febbraio, è stato trovato il corpo della ragazzina, quel giorno di fine gennaio il corpo di Yara non c’era, a questo punto il legale di Massimo Bosetti Claudio Salvagni, “la sentenza va riscritta”, perchè i giudici dell’accusa da sempre hanno sostenuto che Yara Gambirasio fu uccisa il 23 novembre del 2010 e il cadavere rimase in quel campo per 3 mesi.
La prova schiacciante dell’innocenza del muratore di Mapello è stata depositata lo scorso 15 giugno alla Corte d’Assise d’appello di Brescia, dove da domani prenderà il via al processo di secondo grado. La foto accompagnata da una maxi perizia su più punti, compreso il nuovo esame del DNA.
La difesa ha già ingaggiato Peter Gill, uno dei padri della genetica forense. Il carpentiere è stato condannato il primo luglio di un anno fa, dopo 4 anni di inchiesta, 18mila prelievi tra gli abitanti di Brembata, Bosetti risulterebbe il figlio illeggittimo dell’autista di bus di Gorno, Giuseppe Guerinoni morto nel 2009. Da 3 anni il muratore si dichiara innocente, gli avvocati della difesa lottano per dimostrare la sua innocenza e di fargli evitare l’ergastolo a vita, una richiesta che è già stata bocciata in primo grado, i giudici dell’accusa sembrano che vogliono dare per forza un colpevole per un’unica prova secondo loro schiacciante, l’esame del DNA della macchia di sangue trovata sui legging di Yara.
La decisione della corte bresciana, presieduta da Enrico Fischetti, che sia la sentenza o un’ordinanza di rinnovazione del procedimento, dovrebbe arrivare tra il 14 e il 17 luglio, stando al calendario già comunicato dai giudici alle parti. L’appello inizierà con la lettura delle relazione del processo di primo grado. Poi, la parola dovrebbe passare al sostituto pg Marco Martani, il quale chiederà che il carpentiere venga condannato anche per calunnia nei confronti di un collega verso il quale avrebbe cercato di indirizzare le indagini (imputazione caduta in primo grado).
I genitori della piccola ginnasta Enrico Pelillo e Andrea Pezzotta, non assisteranno nemmeno al processo di secondo grado. Intanto Bosetti in carcere continua a vedere moglie e figli e proclamare la sua innocenza.
Una nuova lettera scritta da Massimo Bosetti, rivolgendosi ai giudici in vista all’appello:
“La società -,ha sete di verità, se non volete farlo per me, facciamolo tutti per Yara, la povera Yara, l’angelo di tutti noi”. I suoi legali, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, porteranno anche davanti ai nuovi giudici la loro battaglia sul dna, che è la prova principale a carico del muratore. “Si è ritenuto – hanno scritto i difensori nell’atto d’appello – di poter giungere alla responsabilità penale valorizzando un unico elemento (traccia di Dna) in rapporto soltanto alla sua collocazione (leggings e slip), senza alcuna considerazione in ordine alle ragioni ed alle modalità dell’azione, senza alcun raffronto con tracce ben più significative attribuite ad altri”. Per la Corte del primo grado, invece, quel profilo genetico è la “prova granitica” a carico di Bossetti anche “direttamente” confermata “da elementi ulteriori, di valore meramente indiziante, compatibili con tale dato e tra di loro”.