Due mesi e mezzo in hotel chiedendo formaggio briè per la signora a colazione e complimentandosi con la cuoca.
Roberto Esposito, 59 anni, originario di Salerno e all’epoca domiciliato in via Cometa a Porcia, ha lasciato l’Albergo ristorante Tuan di Zoppola (Pordenone) il 27 aprile del 2016, lasciando la moglie come pegno, facendo credere che tornava a prenderla, invece era un escamotage per scappare e non pagare il conto.
Esposito non solo è sparito, ma anche della moglie non c’era più traccia, lasciando un debito di 1.950 euro.
Ieri il 59enne è stato processato per insolvenza fraudolenta. Dall’8 febbraio al 27 aprile 2016 aveva pernottato e consumato i pasti assieme alla propria compagna all’Albergo Tuan.
Inizialmente aveva dato un acconto, rassicurando gli albergatori che poi avrebbe pagato il resto, l’ultimo giorno che è uscito dall’albergo ha detto che sarebbe tornato a prendere la moglie e per saldare il conto.
l pubblico ministero Marco Brusegan aveva concluso per una condanna a un anno di reclusione riconoscendo che Esposito, pur avendo pagando quasi il 50 per cento del conto, aveva architettato il modo per non completare il pagamento. L’imputato era difeso d’ufficio dall’avvocato Giovanni Bonora, che ha ricondotto la “fuga” di Esposito a un improvviso impegno che lo avrebbe portato ad allontanarsi da Zoppola senza riuscire a pagare il conto. Il 59enne è stato condannato a 8 mesi di reclusione. Il giudice Licia Consuelo Marino non gli ha concesso nè le attenuanti generiche nè il beneficio della sospensione condizionale della pena. Secondo il giudice, che ha motivato in aula la sentenza di condanna, Esposito con la sua condotta ha dimostrato una «particolare abilità e spregiudi.
Ma con le attuali leggi Roberto Esposito con i vari ricorsi e sconti di pena non andrà nemmeno un giorno in galera e rimarrà impunito, bella giustizia italiana.