Lo dice una nuova ricerca inglese: chi lavora la notte dimostra almeno 6 anni di più a livello cerebrale
Lavorare di notte provoca l’invecchiamento precoce del cervello. Non solo, offusca anche le abilità intellettuali secondo i risultati di una nuova ricerca pubblicata su Occupational and Environmental Medicine.
Insomma, chi fa i turni di notte e sconvolge i propri ritmi di sonno/veglia, a livello cerebrale potrebbe dimostrare 6 anni in più. Gli scienziati, però, hanno notato che i lavoratori in pensione possono anche guarire: ma ci vogliono 5 anni per riprendersi.
Questo perché, ovviamente, il nostro orologio interno è programmato per essere attivo di giorno e dormiente la notte.
Dunque chi lo sfida capovolgendolo rischia più di altri il cancro o l’obesità, dicono i ricercatori.
«Però c’è una speranza», fa sapere Michael Hastings, professore di Biologia Molecolare a Londra. «È possibile rendere reversibile il processo di invecchiamento fermandosi. Cioè tornando a lavorare a ritmi normali». O andando in pensione.