Si all’utilizzo della cannabis per fini terapeutici e contro il dolore, e non alla liberalizzazione delle cosidette droge leggere: intanto leggere non lo sono mai – una droga o è tale o non lo è e che nei Paesi dove si è intrapresa questa strada (alcuni Stati Usa come California e Colorado) ha visto un’esplosione degli accessi in ospedale per tossicità acuta e gravi episodi psicotici soprattutto tra i giovanissimi». A parlare è Claudio Leonardi, responsabile dell’Unità operativa complessa dipendenze patologiche della Asl Roma 2 e presidente nazionale della Sipad, la neonata Società scientifica per le Patologie da dipendenza.
L’allarme in crescita dell’uso di sostanze psicostimolanti soprattutto tra i giovanissimi ,gioco d’azzardo patologico eaumento di abuso di alcool.
“Sono contrario alla liberalizzazione della cannabis ribadisce Leonardi l’esperienza di altri Paesi ci dice che i consumatori, perlopiù ragazzi, anche di fronte ad un’offerta statale controllata, preferiscono rifornirsi sul mercato illegale gestito dalla criminalità che offre questa sostanza con maggiore concentrazione del principio attivo o tagliata con altre droghe come cocaina, eroina o ecstasy, assicurando uno «sballo» che la sostanza legale non permetterebbe mai. Additivi e contaminanti rendono la cannabis un’altra droga». Meno netta la posizione di Franco Auriemma, psichiatra della Asl Napoli 1 responsabile del Sert di Fuorigrotta, tra i soci fondatori della Sipad: «C’è da tenere conto, tra i pro alla liberalizzazione dice lo specialista – dell’interruzione della contiguità tra chi si rifornisce con l’offerta illegale di altre sostanze stupefacenti più dannose. Andare a Scampia per acquistare Marjuana è molto più pericoloso che acquistarne un pacchetto dai monopoli di Stato o coltivarla in casa. Ciò detto la semplificazione è sempre sbagliata, bisogna approfondire, studiare, tastare il polso alle varie esperienze sul campo prima di fare scelte».
Il punto chiave da cui partire non sono le droghe ma il malessere esistenziale delle nuove generazioni che spinge al consumo e ai comportamenti da abuso. «Vediamo quel che accade per l’alcol aggiunge Auriemma – non solo non è vietato ma addirittura oggetto di pubblicità e promozione sociale. I messaggi diventano fuorvianti, mancano i progetti educativi. Il rischio è fare confusione tra legalizzazione e liberalizzazione laddove è invece importante un sistema di regole». Dunque se non ci può essere un si o un no assoluto il confronto è aperto: «Come società scientifica conclude lo psichiatra – non siamo mai stati consultati». Il dibattito scientifico s’inserisce a pieno titolo nella polemica politica scaturita dalla bocciatura, nei giorni scorsi, in commissione Bilancio – col voto di Pd e Lega – della proposta di Sinistra italiana che condensa in due soli punti il più articolato disegno di legge che porta la firma dell’intergruppo parlamentare messo in pista due anni orsono da Benedetto Della Vedova. La proposta in versione light del ddl prevedeva il via libera alla coltivazione e vendita di cannabis sotto il monopolio di Stato che è uno degli aspetti affrontati dal ddl e l’uso delle entrate fiscali per la lotta alla povertà e il sostegno alle zone terremotate. Emendamenti bocciati dal fronte di Pd (meno la sinistra dem)- e Lega Nord.