La chiesa del Gesù nuovo a Napoli si trova a nella pzza dal nome omonimo: piazza del Gesù, è il termine del decumano dell’antica città di Napoli “Neapolis”, via San. Biagio dei librai.
La chiesa è un capolavoro dell’arte barocca, consacrata nel 1601, ci hanno lavorato i più autorevoli artisti della scuola napoletana, tra cui Solimena, Corenzio, De Matteis, Stanzione, di Nardo, Lanfranco. i gesuiti utilizzarono la facciata in bugnato a punta di diamante del palazzo della Sanseverino dei principi di Salerno di epoca rinascimentale, era di usanza a quell’epoca.
Fin qui niente di strano, ma in questa facciata di nasconde un mistero, scoperto per caso, la ricerca iniziò nel 2005 insieme a Salvatore Onorato, tra Napoli, Ungheria, dal cuore sacro di Napoli ai trompe-l’oeil rococò di Eger, cittadina magiara quasi ai confini con l’Ucraina.
La scoperta è dell’incredibile, quei segni scolpiti nel bugnato non sono altro che note musicali, è un concerto per strumenti a plettro, mandole e affini.
Fino ad adesso si pensava che fossero simboli delle cave di pietra da dove provenissero, «Sono invece delle lettere aramaiche. L’aramaico era la lingua parlata da Gesù. Sono solo sette segni e ognuno corrisponde a una delle note». ma lette da destra verso sinistra dalla parte dell’istituto Fonseca dall’alto verso il basso, tradotte in note compongono una musica dalla durata di un quarto d’ora.
Fin ad ora sui simboli scolpiti sul bugnato della chiesa del Gesù c’erano dei pareri contrapposti, si pensava a simboli esoterici che riguardava l’alchimia, dovevano convogliare le energie positive, un’intepetrazione tipicamente rinascimentale.
L’attuale chiesa insiste su un palazzo civile, privato, completato nel 1470 da Novello da San Lucano, per i potenti Sanseverino. Fu confiscato da Pedro di Toledo, nel 1547, perché la nobile famiglia appoggiò la rivolta popolare contro l’Inquisizione, e fu donato ai gesuiti che conservarono con poche variazioni la facciata civile, rendendo unica la basilica. L’uso di segni che componevano una musica non era inusuale negli anni del tardo umanesimo.
Vincenzo De Pasquale storico napoletano, appassionato dei misteri del rinascimento, racconta che gli stessi Sanseverino fecero incidere significati musicali anche nel loro palazzo a Lauro di Nole e sulla facciata di palazzo Farnese a Roma.
Ad aiutare De Pasquale un padre gesuita ungherese, Csar Dors, della lontana Eger, esperto di aramaico.
Il musicologo Lòrànt Réz, amico dello storico napoletano ha tradotto lettere in note abbozzando uno spartito, il concerto è stato inditolato “Enigma”, e scritto per organo. E’ una musica rinascimentale sullo stile dei canti gregoriani, il sogno di De Pasquale è quello di suonarla in pubblico all’interno del Gesù nuovo, per ridare alla città di Napoli un pezzo di storia.