Il boom della sigaretta elettronica è avvenuto tra il 2012 e 2013, pubblicizzata dai produttori come metodo per smettere di fumare e come metono per fumare sano, senza danneggiare la propria salute e quella degli altri, che poi il fatto che non faccia male alla salute, come la sigaretta tradizionale è ancora da verificare.
Un adulto su 10 che vuole smettere di fumare utilizza la sigaretta elettronica, ma sono pochi quelli che hanno smesso e se riprendono a fumare ci ritornano con gli interessi, fumano più di prima, rispetto a chi resta in astinenza.
Emerge da uno studio “Preventive Medicine”, coordinato dall’Istituto superiore di sanità a partire dai dati della sorveglianza “PASSI”. Si tratta di uno degli studi più grandi condotti sino ad oggi in Europa che esplora l’uso della sigaretta elettronica come ausilio per smettere di fumare su un campione di oltre 6000 soggetti adulti (18-69 anni) residenti in Italia e intervistati tra il 2014 e il 2015.
I responsabili della ricerca affermano che se avessero utilizzato metodi tradizionali, avrebbero avuto più successo nel rimanere astinenti, perchè la sigaretta elettronica non toglie la dipendenza mentale dal fumo, anzi l’aumenta.
Il problema è che i metodi tradizionali sono più costosi della sigaretta elettronica e non sono rimborsabili dal servizio nazionale, se venissero rimborsati dal servizio nazionale, come avviene negli altri paesi europei, per una cosa così grave per la salute umana, oppure in Italia si vuole favorire la vendita delle sigarette elettroniche? Oppure ci sono lobby del fumo che non vogliono che i fumatori smettano di fumare?