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Cancro al seno, un test per evitare la chemioterapia e far ridurre i costi alla sanità

Ogni anno ci sono oltre 48mila nuovi casi diagnosticati di cancro al seno in Italia, per le operate per un quarto dopo l’intervento l’unica cura possibile che vieno proposta è la chemioterapia.

Molte volte la chemioterapia adiuvante è inutile e inefficace, oltre a presentare pesanti effetti collaterali, specialmente se associata a terapia ormonale, oltre ad accollare costi altissimi alla sanità pubblica.

Un test molecolare altamente affidabile è in grado di predire su un gruppo di pazienti operate per cancro al seno le probabilità che la chemioterapia sia efficace e di prognosticare un’eventuale ricaduta a 10 anni dalla diagnosi, per evitare inutili effetti collaterali della chemioterapia ed eventuali complicanze, e fare risparmiare costi altissimi alla sanità pubblica.

Il Lazio è la regione d’Italia dove si verificano più casi di tumore al seno che nel resto d’Italia, circa 48mila nuovi casi ogni anno, le pazienti scelte possono effettuare il test gratuitamente grazie al programma di isperimentazione PONDx, avviato a febbraio 2016 e attualmente in corso in 11 Centri del Lazio, tra i quali l’Istituto Nazionale Regina Elena di Roma.

 

Al momento sono state testate più di 600 pazienti solo nel Lazio, di cui più di 60 presso l’Istituto Nazionale Regina Elena. Analogo studio è stato condotto in numerosi Centri Ospedalieri in Regione Lombardia e in altri Centri sul territorio italiano. I risultati saranno presentati in occasione di vari Congressi previsti nei prossimi mesi.
    «Il test Oncotype DX© ci aiuta a individuare meglio le pazienti che hanno una prognosi più sfavorevole e ci dice quali di queste possono giovarsi di un trattamento chemioterapico in aggiunta all’ormonoterapia sia in pre che in post-menopausa», afferma Francesco Cognetti, Direttore dell’Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Regina Elena di Roma. «In particolare, il test fornisce informazioni su pazienti con tumore invasivo della mammella, linfonodi negativi o positivi fino a un massimo di 3, con recettori ormonali positivi, pazienti che in base ai prelievi anatomo-clinici e biologici sono in una zona di confine, in una fase in cui si può includere o escludere con certezza il trattamento chemioterapico rispetto alla sola ormonoterapia».
   

 

Cancro al seno, un test per evitare la chemioterapia e far ridurre i costi alla sanitàultima modifica: 2017-07-25T22:31:53+02:00da
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