Robin Williams l’indimenticabile attore statunitense morto suicida l’11 agosto 2014 all’età di 63 anni, tutti si sono chiesti il perchè del suo folle gesto, era simpatico, divertente, aveva tutto, protagonista di molti film di successo, divenuto famoso in Italia negli anni 80 con una serie televisiva: “Mork e Mindy”.
Robin nascondeva un terribile segreto, era malato da tempo e gli avevano sbagliato la diagnosi, i medici gli avevano detto che aveva il morbo di Parkinson, ma poco dopo la sua morte è emerso che avevano sbagliato la diagnosi, un esperto di neuropatie è riuscito a scoprire qual’era la malattia di Williams, demenza a corpi di Levy, simile all’Alzheimer il segreto raccontato dalla sua terza e ultima moglie Susan Schneider.
Cheri Minns, truccatrice del cast del film Una notte al museo, la sua testimonianza importante raccontata ad un’intervista da Itzkoff:
«Faceva fatica a camminare, ma le condizioni peggiori riguardavano il suo stato mentale. Non riusciva a ricordare le battute ed era demoralizzato, piangeva spesso tra le mie braccia, era una situazione terribile. Io gli suggerii di tornare al cabaret, ma lui mi disse: “Non posso, non so più essere divertente”. Piangeva ogni giorno, al termine delle riprese, io però ero solo una truccatrice, non una psicologa, e per questo consigliai al suo entourage di farlo seguire da uno specialista, ne aveva bisogno».
La malattia aveva cambiato l’attore e reso irriconoscibile sia alla sua famiglia che alla moglie, lo ha dichiarato la moglie Susan Itzkoff: «Aveva un’andatura lenta e claudicante e a volte non riusciva a muoversi, ma la cosa peggiore era quando si bloccava perché parlando non riusciva a trovare le parole: si notava benissimo quanto fosse frustrante per lui. Aveva anche problemi di vista, non riusciva a valutare bene la distanza e la profondità. Era spesso confuso, prima che gli diagnosticassero la malattia pensavamo fosse ipocondriaco, ma non era così. Lui era perfettamente cosciente del male che lo aveva colpito, ma cercava sempre di controllarsi. Nell’ultimo mese non ce la faceva più, ed è così che si è arrivati alla caduta finale. La nostra famiglia ha sofferto tanto per la sua morte, ma l’ho perdonato, non posso rinfacciargli nulla. Lui è stato il miglior uomo che abbia conosciuto in tutta la mia vita».