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Ponte Morandi, nel 1979 lo stesso ingegnere denunciava il cattivo stato della struttura.

Nearby buildings of the partially collapsed Morandi bridge in Genoa, Italy, 16 August 2018. Italian authorities, worried about the stability of remaining large sections of the bridge, evacuated about 630 people from nearby apartments. The Genoa prefect's office on Thursday corrected the death toll, saying 38 people are known to have died, not 39 as previously reported. The death toll remains provisional. ANSA/LUCA ZENNARO

Il progettista Morandi in uno studio del 1979 da lui stesso effettuato sul ponte di Genova che porta il suo nome, dava l’allarme sullo stato della struttura, si legge in un documento:

“Penso che prima o poi, e forse già tra pochi anni, sarà necessario ricorrere a un trattamento per la rimozione di ogni traccia di ruggine sui rinforzi esposti, con iniezioni di resine epossidiche dove necessario, per poi coprire tutto con elastomeri ad altissima resistenza chimica”.

Il ponte di Genova era sottoposto alla corrosione della salsedine del mare e dall’inquinamento atmosferico, di cui Morandi lanciava l’allarme, inascoltato da anni.

“La struttura – scrive Morandi – viene aggredita dai venti marini (il mare dista un chilometro) che sono canalizzati nella valle attraversata dal viadotto. Si crea così un’atmosfera, ad alta salinità che per di più, sulla sua strada prima di raggiungere la struttura, si mescola con i fumi dei camini dell’acciaieria (il vecchio stabilimento Ilva, ndr) e si satura di vapori altamente nocivi”. “Le superfici esterne delle strutture – segnala – ma soprattutto quelle esposte verso il mare e quindi più direttamente attaccate dai fumi acidi dei camini, iniziano a mostrare fenomeni di aggressione di origine chimica”. Insomma, è già in atto una “perdita di resistenza superficiale del calcestruzzo”. Morandi, scrive il quotidiano, accenna anche a non meglio definite “piastre” che “sono state letteralmente corrose in poco più di cinque anni”, quindi nel 1972, e “hanno dovuto essere sostituite, con processi piuttosto complicati, con elementi in acciaio inox”. L’ingegnere conclude insistendo sulla necessità di proteggere “la superficie in calcestruzzo, per accrescerne la resistenza chimica e meccanica all’abrasione”. E suggerisce l’impiego di resine e di elastomeri sintetici. Fonte Ansa.

 

Ponte Morandi, nel 1979 lo stesso ingegnere denunciava il cattivo stato della struttura.ultima modifica: 2018-08-19T21:21:14+02:00da
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