Nuove rivelazioni e segreti emergono su Lady Diana: «Dopo la separazione da Carlo, Lady Diana ebbe almeno venti amanti. Le piaceva la compagnia maschile. E le piaceva la caccia: essere cacciata o dare la caccia agli uomini, spesso sposati. Trovai bizzarro che frequentasse Kevin Costner, anche se Diana non avrebbe mai recitato in un film. Lui voleva farle interpretare il seguito di “the Bodyguard”. All’epoca non avevo particolari preoccupazioni per la sicurezza della principessa: a Kensington Palace Diana era al sicuro. Anche altri reali avevano relazioni, ma tutto avveniva nella massima discrezione. La preoccupazione principale era non mettere in imbarazzo la regina».
Dai Davis, l’ex ufficiale della London Metropolitan Police che per tre anni, dal 1995 al 1998, comandò le 450 persone incaricate di proteggere i Windsor, ricorda gli anni dopo la separazione da Carlo d’Inghilterra. Dai Davis fu testimone silenzioso degli amori di Lady Diana, per la prima volta ha rotto il silenzio, e si è sottoposto ad un’intervista, dove ha rilevato fatti molto piccanti.
Smentisce che Harry non sia il figlio di Carlo: “Quando Harry venne concepito», spiega Dai Davis «Diana e il maggiore Hewitt, che diventò il suo amante, non si erano ancora incontrati e all’epoca i rapporti tra Carlo e Diana erano buoni. I capelli rossi di Harry sono un tratto della famiglia Spencer. Il principe era furioso quando qualcuno gli suggeriva di sottoporsi al test del Dna. “Sono figlio di mio padre”, diceva. Ed è vero».
Davis la sera dell’incidende di Parigi, dove Lady Diana perse la vita era di servizio, e smentisce che sia stata vittima di un attentato: «La principessa quel giorno cambiò itinerario all’ultimo momento. Sarebbe dovuta andare in Italia, ma all’ultimo momento andò a Parigi con Dodi Al Fayed. Era impossibile organizzare un attentato con quel cambio di programma. Ritengo che l’uomo responsabile della morte di Diana sia l’autista, Henri Paul. Era ubriaco e non avrebbe dovuto guidare. È vero che i fotografi davano la caccia a Diana, ma le macchine fotografiche non uccidono. Uccidono gli autisti ubriachi».