E cosa speravate dalla Lega, che con il cambiamento del nome del partito da Lega nord a Lega rinunciava alla Padania? Vi eravate illusi, e con il referendum sull’autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna c’è un abbozzo segreto di autonomia vera e propria dal governo centrale di Roma. Ecco cosa dovete sapere voi che da Roma in giù continuate a voler votare Lega.
C’è subito pronta una richiesta da parte delle regioni citate al governo di “Ridimensionamento” dei ministeri, si parla che i ministeri stessi devono dimagrire. Richieste che domani dovranno essere discusse in accordo con il ministro degli Affari regionali, l’esponente veneto della Lega Erika Stefani. «Sono ridimensionate in rapporto ai compiti residui».
Nell’articolo 4 si legge che il riordino delle funzioni statali deve avvenire entro 4 mesi dall’entrata in vigore dell’autonomia delle regioni. Il consiglio di Stato avrà 30 giorni per esaminare il taglio delle funzioni statali dei singoli ministeri, i provvedimenti saranno poi trasmessi alle camere che avranno solo un mese per dare loro parere, decorso il termine, il ridimensionamento dei ministeri sarà approvata con una formula di “Silenzio assenso”.
Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna avranno vantaggi soprattutto di tipo finanziario
La separazione delle ricche Regioni del Nord è certificata soprattutto dalle questioni finanziarie. Veneto e Lombardia tratterranno sul territorio una parte del gettito Irpef (ed eventualmente di altre imposte), o avranno un’aliquota regionale da far valere sempre sulla stessa base imponibile (ossia a parità di tasse). Inizialmente quanta parte di imposte trattenere sarà determinata sui costi storici delle risorse umane e strumentali trasferite. Ma entro un anno dovranno essere determinati dei «fabbisogni standard» che entro altri cinque anni dovranno divenire il «parametro di riferimento» delle risorse da trattenere nelle Regioni. E questo parametro, dicono le bozze di accordo, andrà calcolato «in relazione alla popolazione residente e al gettito dei tributi maturati sul territorio regionale». Significa che quanto più la Regione è ricca tante più risorse avrà a disposizione per i suoi servizi. Ma c’è di più. L’eventuale variazione del gettito maturato nel territorio della Regione grazie ai tributi compartecipati rispetto a quello che sarà riconosciuto attraverso i fabbisogni standard, sarà di competenza della Regione. Significa che se Veneto o Lombardia hanno ottenuto più soldi del reale costo dei servizi, quei maggiori fondi resteranno nelle loro disponibilità e non torneranno allo Stato centrale. Così come sia la Lombardia che il Veneto chiedono mani libere sul Fisco.
Vogliono cioè, il pieno controllo delle tasse locali, la possibilità di decidere le aliquote, il controllo del prelievo sulle automobili e anche quello sui fondi pensione. Le due Regioni pretendono anche di potersi separare dallo Stato per quanto riguarda tutte le regole sul pareggio di bilancio previsto dall’articolo 81 della Costituzione, decidendo da sole il contributo da dare ai conti pubblici nazionali. Roma, insomma, finirebbe per essere sempre più distante. E più piccola.
Ma questa procedura è costituzionale? Non viola quell’articolo della costituzione che recita: “L’Italia è una e indivisibile”. Sarà la mazzata finale dell’Italia? Avremo regioni sempre più ricche e piene di risorse a discapito di regioni povere e sempre più distanti? Un’Italia divisa in 2 peggio di prima.