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Napoli, muore clochard tra la gente, i suoi cani piangono

E’ morto in pieno giorno a via Toledo a Napoli, tra il via vai della gente, aveva 43 anni, si chiamava Pavel era della repubblica Ceca, viveva per strada con i suoi cani che lo seguivano sempre, i negozianti l’hanno visto all’improvviso con il busto riverso tra le gambe, i suoi cani urlavano, lo ha stroncato un arresto cardiaco. La sua amica Jane, seduta insieme ad altri clochard diceva: «Stava male, era pieno di metastasi e già gli mancavano un polmone e un testicolo».

Aveva dei figli avuti con una sua connazionale, e lo stavano cercado «Era stato diciassette anni qui, poi era tornato nella sua città d’origine e infine un anno e mezzo fa si era trasferito di nuovo a Napoli. Il suo soprannome in ceco significava pesce d’acqua dolce, era un buono», dice la ragazza, che ha 29 anni ed è ceca anche lei, mentre smanetta nervosamente sul cellulare. «Vorremmo avvertire i familiari, ma la sua ex non risponde al cellulare e la madre ha ottant’anni», aggiunge con un filo di voce Jana, delineando i contorni di un’esistenza sbandata. Senza il riconoscimento dei parenti, Pavel finirebbe emarginato anche da morto.

“Se i parenti non vengono a prendere la salma, finisce nella fossa comune», avverte Franco Imparato, che ha un negozio di Compro oro in via Toledo ed ha appena lasciato un mazzo di fiori nel punto in cui l’uomo si è spento. «Ogni tanto gli portavo il caffè, gli davo qualche euro – ricorda -. Stamattina ero andato in banca, e quando sono tornato l’ho trovato sotto quel lenzuolo bianco».

Pavel capelli lunghi e tanti tatuagi sul corpo, camminava a fatica con una stampella, aveva lavorato in una miniera. «Per me vivere per strada è una scelta di vita, una scelta contro questo sistema di m… che vorrebbe farci pagare le tasse e renderci schiavi. Io per lo Stato, per i politici, per le banche non esisto. E non voglio niente da nessuno», sbotta. Poi gira i tacchi e si allontana. Jana, gli occhi rossi e gonfi di lacrime, ascolta in silenzio. «Perché viviamo così? Non ho voglia di rispondere a queste domande, adesso sto pensando solo a come reagiranno sua madre e i suoi figli»,

«Pavel amava questa città», vuole far sapere. E anche la Napoli che gli stava intorno si era affezionata a lui. «Camminava con una stampella, si vedeva che era sofferente. L’amico ha provato a rianimarlo, ma non c’è stato niente da fare», si rammarica il titolare di un negozio di abbigliamento che dal marciapiede di fronte ha assistito al dramma. E dietro al bancone di un negozio di scarpe da ginnastica una signora bruna s’indigna: «L’ambulanza è arrivata dopo tre quarti d’ora, una cosa inaccettabile. Io nell’attesa gli ho portato un po’ d’acqua, ma era cianotico, stava malissimo. È stata una scena terribile, ancora non mi sono ripresa». Sono quasi le due. Davanti al negozio chiuso non c’è più nessuno, ma un paio di metri più in là da un bidone grigio spunta ancora il pietoso lenzuolo che ha nascosto allo sguardo dei passanti il corpo senza vita del clochard. Un dettaglio, un piccolo segno al quale nessuno fa caso: prima di partire, the shopping must go on.

Napoli, muore clochard tra la gente, i suoi cani piangonoultima modifica: 2016-08-04T22:32:17+02:00da
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