Delitto di Avetrana, confermato ergastolo per Sabrina Misseri e Cosima (la madre), :”loro uccisero Sarah”. Stamattina è stata letta la sentenza.
Una sentenza definitiva dopo la camera di consiglio della notte, Sabrina Misseri e Cosima cugina e zia accusate di aver ucciso Sarah Scazzi nell’agosto del 2010, già condannate all’ergastolo in corte di appello a Taranto nel luglio 2015.
Confermate anche le condanne per Vito Russo e Giuseppe Nigro per favoreggiamento. «Sarah ha ricevuto giustizia». Questa la reazione del fratello della giovane vittima, Claudio, che ha aggiunto: «Mamma è giù, é stata informata, condivide questo pensiero, anche lei si é sempre affidata alla Procura».
Secondo la ricostruzione del delitto, lo zio Michele Misseri avrebbe aiutato la moglie e la figlia ad occultare il cadavere di Sarah.
Il sostituto pg Fulvio Baldi aveva sostenuto la colpevolezza delle imputate al di là di ogni ragionevole dubbio. «Sono convinto della ricostruzione colpevolista della sentenza d’appello», basata su elementi certi. I giudici tarantini, ha detto il rappresentante dell’accusa, «hanno fatto a meno» delle dichiarazioni e dei ripensamenti del contadino di Avetrana. «Sabrina – è la ricostruzione del movente secondo il magistrato – era in uno stato di agitazione e nervosa frustrazione, accusava Sarah di aver contribuito alla fine della storia con Ivano Russo, di aver rivelato dettagli della sua condotta sessuale gettando discredito su di lei e sulla sua famiglia. La madre solidarizza, con un atteggiamento da madre del Sud. Ne nasce una discussione in cui Sarah risponde da 15enne, scappa via, ma riescono a raggiungerla per darle la lezione che merita, una lezione evidentemente assassina. Poi danno ordine a Michele Misseri di disfarsi del corpo». Sabrina, afferma ancora il pg, ha «il necessario cinismo», «il tipo di azione commessa è nelle sue corde». Quanto a Cosima, è mossa da una «partecipazione emotiva credibile alla vita della figlia»: «il movente c’è ed è addirittura più consapevole di quello di Sabrina».
Invece secondo la difesa di Franco Coppi e da Roberto Borgogno si tratta dell’ennesimo: “errore giudiziario”, «spesso capita quando i processi si celebrano sotto gli occhi dell’opinione pubblica». La difesa aggiunge che l’accusa è andata avanti grazie ad un pregiudizio.