Di Donato si mostrava con la sua ferrari rossa e con lo sciarpone colorato, «Auto in gran parte prese a noleggio di lungo periodo» dice chi lo conosce da tempo nel suo paese, Sant’Agata dei Goti provincia di Benevento.
Ma l’associazione del nome di Paolo Di Donato, 48 anni, al business dell’accoglienza migranti nel Sannio è ormai risaputa da queste parti. Un uomo brillante, intraprendente, che sa intrecciare relazioni a più livelli.
Un uomo che ha anche un trascorso politico, iniziato, come tanti in provincia di Benevento, con l’Udeur di Clemente Mastella. Poi il passaggio con il Pdl e l’elezione, nella lista di partito, a consigliere comunale di Sant’Agata dei Goti. Subito dopo, segue i tanti che, con Nunzia De Girolamo, decisero di lasciare il Pdl berlusconiano per appoggiare la nascita dell’Ncd di Angelino Alfano.
Ma la politica è solo un tramite per intrecciare relazioni. Non il vero obiettivo. Di sicuro, tra i cinque finiti agli arresti domiciliari nell’inchiesta sui centri di accoglienza beneventani, Paolo Di Donato è il nome più conosciuto. Il «re dei migranti» lo definiscono e di lui si occupò anche Mario Giordano nel suo libro «Profugopoli».
Lo definiva «l’uomo in grado di incassare 24mila euro al giorno». Fino a due anni fa, il consorzio «Maleventum», di cui Di Donato viene indicato «gestore di fatto», raggruppava dodici centri per 740 migranti e 120 dipendenti. Secondo la Procura di Benevento, quei centri sono diventati tredici per 777 migranti. Un vero affare.
L’ultima uscita politica è stata la cena, tre anni fa, con i vertici di Ncd al castello di Limatola. Mille euro per la partecipazione e il finanziamento della campagna elettorale del partito, con tanto di foto in compagnia del sottosegretario Gioacchino Alfano.