In campagna elettorale il movimento 5 stelle l’aveva promesso, era uno dei punti chiave del programma di governo LegaM5S, il lavoro non sarà più precario. Si è passato dalle parole ai fatti.
La sintesi politica del provvedimento l’ha fatta Luigi Di Maio. Il ministro del lavoro e dello Sviluppo economico, ha detto senza mezzi termini che con il decreto dignità «iniziamo a smantellare il Jobs act».
Il varo del testo arriva nel giorno in cui l’Istat ha diffuso i dati sulla ripresa del mercato del lavoro, ma che secondo Di Maio consegnano «un record di precariato e non di occupazione». Le “picconate” alla riforma principe del governo Renzi non sono poche.
La più rilevante riguarda il costo dei licenziamenti. Il contratto a tutele crescenti introdotto dal precedente governo, prevedeva la possibilità di licenziare il lavoratore anche «senza giusta causa» a fronte del pagamento di una liquidazione da 4 a 24 mesi a seconda dell’anzianità del lavoratore. Il decreto “dignità” aumenta l’indennizzo massimo a 36 mensilità, tre anni di stipendio. Le norme più rigide non riguarderanno solo i licenziamenti, ma anche le assunzioni a termine. La durata massima del lavoro a tempo scenderà da 36 mesi a 24 mesi. Torneranno anche le causali. Solo il primo contratto potrà non avere un “oggetto”, dal primo rinnovo in poi sarà necessario.
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